L’8 marzo si celebra in tutto il mondo la Giornata internazionale della donna o Giornata internazionale dei diritti delle donne. Una ricorrenza che non è il caso di chiamare “festa”, perché più che un motivo per fare party e serate scatenate, si tratta di una giornata di profonda riflessione e di empowerment femminile. In questo articolo noi di Sfide Trasformate vogliamo raccontarvi la vera storia di questa ricorrenza e spiegarvi come, in un’ottica di integrazione e inclusione, è importante capire il significato di questa giornata.
Perché l’8 marzo?
Per molto tempo si è diffusa una storia immaginaria sulla scelta dell’8 marzo come Giornata internazionale della donna. Nelle scuole e nelle associazioni, nelle istituzioni e nei discorsi tra conoscenti, si parlava di questa data come ricordo di un incendio avvenuto in una fabbrica tessile di New York in cui morirono centinaia di operaie. In realtà l’incendio si verificò il 25 marzo di quell’anno nella fabbrica Triangle e risultò nella morte di diversi operai ed operaie, ma non è legato alla ricorrenza dell’8 marzo.
La data è stata scelta invece per legarsi a un’importante tappa dell’emancipazione femminile: l’8 marzo del 1917 a San Pietroburgo le donne organizzarono una grandissima manifestazione per chiedere la cessazione della Prima Guerra Mondiale. I movimenti di suffragette di molti dei Paesi Alleati avevano interrotto la loro attività a causa della Grande Guerra, ma le donne russe insistettero con le manifestazioni, che portarono poi alla rivoluzione antizarista. Per questo motivo, questa data ricorda la determinazione femminile e l’empowerment delle donne che anche in pieno periodo di guerra non rinunciarono a far valere i loro diritti. Nel 1977 una risoluzione dell’ONU ha stabilito che l’8 marzo fosse ufficialmente riconosciuta come Giornata internazionale dei diritti delle donne.
8 marzo festa della donna: smettiamo di chiamarla così
Probabilmente avete sentito e letto che l’8 marzo è la festa della donna, ma vi invitiamo a non chiamare più così questa data. Perché? Perché porta avanti una visione di patriarcato benevolo, in cui il genere femminile viene impersonato dalla figura dell’angelo del focolare da celebrare e innalzare. L’obiettivo delle donne che manifestarono nel 1917, così come di tutte le donne che oggi combattono per i propri diritti, non è l’innalzamento a eroine né la ricezione di auguri e regali.
Quello che le donne chiedono è il riconoscimento della parità con il genere maschile, in un mondo nuovo e inclusivo che non faccia alcuna differenza. L’eliminazione delle disparità di genere a livello sessuale, salariale, familiare e sociale è il fulcro della Giornata internazionale della donna, che dovreste intendere come un momento di riflessione e di comprensione dei temi attuali. Nonostante la situazione sia ben diversa da quella che affrontavano le suffragette nei primi anni del ‘900, ancora oggi non vi è una parità tra uomini e donne neanche nei Paesi più culturalmente avanzati.
Come celebrare la Giornata internazionale della donna
Cosa possiamo fare allora per dare un senso all’8 marzo e celebrarlo in modo significativo? Molte associazioni femministe hanno preso come impegno lo slogan “lotto tutto l’anno”, un gioco di parole tra la data dell’8 marzo e le reali azioni concrete che possiamo intraprendere per garantire parità nelle nostre comunità. A scuola, nel lavoro, nella vita privata e in quella pubblica, nelle istituzioni e nelle associazioni, dobbiamo e possiamo combattere tutti insieme per ottenere l’abbattimento delle barriere di genere.
Se siete proprietari o proprietarie di un’azienda o avete potere a livello amministrativo, promuovere momenti di riflessione sulle lotte femministe e di valorizzazione delle donne che contribuiscono alla società è fondamentale. Ma l’emancipazione si ottiene anche, giorno dopo giorno, con piccoli gesti quotidiani. Garantire alle donne l’accesso alle più alte cariche lavorative e politiche; assicurare supporto alle madri affinché non debbano scegliere tra la carriera e la famiglia; favorire la conoscenza e la sensibilizzazione sulle patologie prettamente femminili. Tutte queste azioni aiuteranno a celebrare la Giornata internazionale della donna con molto più di un mazzo di fiori.
Possiamo portare la mimosa alle donne l’8 marzo?
Certo che sì. Valorizzare le azioni concrete non vuol dire demonizzare i piccoli gesti gentili che possono comunque far piacere. Per alcuni anni si è pensato che regalare fiori o fare gli auguri l’8 marzo fosse sempre e comunque sbagliato, alla luce delle circostanze drammatiche che il sessismo porta nelle nostre case e nei nostri telegiornali tutti i giorni. Ma una cosa non esclude l’altra: se desiderate fare un pensiero gentile alle donne della vostra vita (amiche, colleghe, partner, parenti e conoscenti), fatelo senza indugi.
Quel che conta è che agli auguri e ai fiori si accostino gesti concreti. Ascoltate le loro preoccupazioni per le reali sfide che si trovano ad affrontare nella vita quotidiana, in famiglia e sul lavoro. Non sminuite le paure che le donne provano in relazione a uomini violenti o molesti. Supportate chi vi chiede aiuto. Evitate la propagazione di stereotipi e battute misogine nelle vostre case, nelle vostre vite, nelle vostre famiglie e nei vostri gruppi di amici. Ecco, così starete celebrando l’8 marzo tutti i giorni e nel migliore dei modi.
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